sull’artissima

Oggi sono stata ad Artissima. Ho fatto un giro davvero molto veloce, troppo veloce, ma non potevo diversamente.
Negli ultimi anni sono riuscita a vedere ben poco, di arte. Per cui mi sentivo ‘impreparata’. Poi però ho pensato che fosse una buona occasione per osservare tutto quanto senza filtri, un po’ con gli occhi del ‘buon selvaggio’.

Ho visto cose molto belle, naturalmente, di cui ho preso nota.
Ma ho visto anche delle grandi banalità tirate a lucido.
Ho visto perfino cose che non tanto ‘avrei potuto fare anch’io’ (frase che aborro comunque, soprattutto quando adoperata relativamente a Fontana, ad esempio), ma che ho proprio fatte similissime.

E ho collegato il tutto ad alcuni spettacoli che ho visto a Prospettiva150, spettacoli che, senza indulgere in pur meritati torpiloqui, semplicemente non erano dei veri spettacoli, ma piuttosto, direi, il frutto di una mente ‘viziata’, ma proprio come può esserla quella di un diciottenne al volante di una coupé. Però erano lì, con tanto di megaproduzione e circuitazione assicurata.

“Il culo di Weber val più della testa di Ramm.
E, sì, di questo culo un tocchetto soltanto
preferisco che Wendling tutto quanto.”

Così Mozart. Questione di valori, insomma. Ma da artista, sia di arti figurative o di teatro, mirando non voglio dire al successo, non alla ricchezza, ma a un riconoscimento minimo del proprio operato: quanto valgono le qualità dell’opera e l’effettiva capacità dell’artista, rispetto a una sua ‘autorevolezza’ acquisita meramente grazie a conoscenze e spinte political chic?

Tutto questo per dire, e mi riferisco ora direttamente al teatro, campo in cui sento di potermi pronunciare con maggiore coscienza, data dalla mia esperienza ventennale: state all’erta. Se andate a teatro e quello che vedete vi pare una schifezza, non lasciatevi troppo influenzare dal fatto di essere in un bel teatro con una bella stagione. È possibile che effettivamente lo sia.